Nicola Maria Pallavicino, teologo di Cristina di Svezia – Piera Cipriani


L’Archivio Storico dell’Università Gregoriana conserva alcune opere manoscritte del gesuita Pallavicino, Nicola Maria. Nato a Genova il 21 novembre 1621, Nicola Maria Pallavicino entra nella Compagnia di Gesù il 10 febbraio 1638 e l’8 settembre 1655 professa a Roma i quattro voti. È tra le personalità più illustri del Collegio Romano dove insegna Ethica dal 1654 al 1655, Physica negli anni 1656 e 1657, Metaphysica dal 1657 al 1658, Theologia Scholastica dal 1658 al 1667 e Sacra Scriptura dal 1667 al 1672. Nello stesso Collegio è Prefetto agli Studi dal 1672 al 1688. Ricopre, inoltre, importanti incarichi: il pontefice Innocenzo XI lo nomina Teologo della Sacra Penitenzieria, Esaminatore dei Vescovi e Qualificatore del Santo Uffizio. Cristina di Svezia lo sceglie come suo consigliere e teologo ed è uno dei primi membri dell’Accademia d’Arcadia con il nome di Salicio Boreo. Nel 1665 entra a far parte anche dell’Accademia della Crusca. Muore a Roma il 15 dicembre 1692.

I manoscritti di questo importante gesuita non sono da confondersi con quelli del più celebre Pallavicino (autore dell’Istoria del Concilio di Trento). In alcuni mss, infatti, si rileva la presenza di una mano che, accanto al titolo dell’opera, appone il nome dell’autore per l’attribuzione, atteggiamento sicuramente dovuto alla necessità di distinguere Pallavicino Nicola Maria dal cardinale Pallavicino Sforza: sintomatiche, a tale proposito, le due annotazioni a c. 1r del ms F.C. 1088 “fortasse cardinalis Pallavicini”, “sive potius Nicolai Mariae Pallavicini”.

Sono contrassegnati con F.C., segnatura che ne attesta l’appartenenza al Fondo Curia. I manoscritti del Fondo sono nove e si trovano, nel complesso, in buono stato di conservazione. Sono da segnalare danni provocati dall’acidità dell’inchiostro quali imbrunimenti dello specchio di scrittura e, in alcuni casi, perforazioni per le quali si renderebbe necessario un intervento di restauro.

Quattro di essi -F.C. 1087 (libro primo), F.C. 114 (libro terzo), F.C. 1078 (libri sesto e settimo), F.C. 113 (libri ottavo e nono)- contengono parte dell’opera Apologia della Divina Provvidenza che difesa dal naturale discorso, e dalla Fede dell’estremo Giuditio TRIONFA e de’ sofismi degli Atei, e delle calunnie degli Empij.
Nel ms F.C. 1946 relativo alla parte seconda dell’opera LA PROVVIDENZA DIFESA. OPERA DEL P. NICCOLÒ MARIA PALLAVICINO DELLA COMPAGNIA DI GIESÙ ove la Filosofia e la Fede s’uniscono à far palese. Quanto Dio sia provido ed amoroso verso l’uomo: A discoprire il profondo artificio delle Divine Disposizioni nel governo dell’Universo: Fà ribatter le accuse, con cui l’impugnano l’Impietà, e l’Ignoranza il titolo a c. 4r è stato depennato, probabilmente dallo stesso autore che ha cancellato anche il relativo indice (utilizzando il sistema del “riquadro vergato” rintracciabile anche negli altri mss.) in quanto fanno riferimento alla Parte prima non posseduta nell’archivio.
Tutti i mss fin qui descritti risultano legati all’edizione romana del Bernabò (1679) Alla Sacra Real Maestà di Cristina Regina di Svezia Libro primo dell’opera intitolata Difesa della Divina Provvidenza contro i nemici di ogni religione; e della Chiesa Cattolica contra i nemici della vera religione. (cfr. SOMMERVOGEL, v. 6 col. 118, 5: edizione; col. 120, C: manoscritto). I mss che compongono l’Apologia della Divina Provvidenza sono particolarmente interessanti anche dal punto di vista storico in quanto legati ad un momento di grande rilevanza per la Chiesa Cattolica, l’abiura del protestantesimo da parte della regina Cristina di Svezia e la sua conversione al cattolicesimo: Nicola Maria Pallavicino, in quanto suo teologo di fiducia, vive con particolare enfasi questa vicenda. Il titolo di quest’opera compare anche in una carta rinvenuta (link all’immagine: rectoverso) alla fine del ms F.C. 1088, Nota delle opere composte dal P. Nicolò M.a Pallavicino trovate dopo la sua morte alcune latine, alcune italiane (link alla trascrizione), documento particolarmente interessante per una ricostruzione iniziale dell’opera omnia di questo gesuita considerando che la maggior parte dei titoli fa riferimento a opere inedite.
Tutti i manoscritti sopra indicati sono in italiano e presentano caratteristiche comuni, innanzitutto nella struttura: in folio presentano fascicoli generalmente di due carte, elemento che si riscontra anche nei mss inediti in lingua latina F.C. 1090 (De Immortalitate humanorum animorum, quae pracecipua basis est, et fundamentum Evangelicae Doctrinae. Libri Quatuor), F.C. 1094 (Summa Evangelicæ Sapientiæ opus conscriptum à Pre N. M. P. In quo ex Sacrosancto Christi Evangelio, eiusque eximio Comentatore Apostolo Paulo exponuntur solidiores quæstiones Theologiæ Scolasticæ, moralis, mixticæ Symbolicæ, et quæcumque spectant ad politicam æconomiam Reipublicæ Sacræ humane à Christo in terris institutæ ex quibus confutantur errores præcipui Gentilium Iudeorum, Mahomettanorum, et Hæreticorum fere omnium. Nec non ampla exhihibetur materia universis Divini verbi Præconibus, ad excitandam in fidelibus pietatem, eorumque vitia corrigenda), F.C. 1182 (Armeria Sacra. Opera del Pre. N. N. della Compagnia di Giesù, in cui si somministra ampia materia per discorsi, per argomenti dell’esercizio di tutti i ministerij Apostolici, de’ quali usa la Chiesa Cattolica, a convertire le anime peccatrici, e condurle allo stato della grazia, e della perfezione. Parte Prima Sopra gli esercizij di S. Ignazio) dedicati ad altre tematiche di natura teologica quali l’immortalità dell’anima, gli Esercizi Spirituali di S. Ignazio, l’evangelica sapienza e la divina provvidenza. La tendenza a tracciare una regolarità di fondo è riscontrabile anche nel modo in cui l’autore inserisce, all’interno del testo, le citazioni in lingua latina, sottolineandole senza necessariamente apporre a margine del foglio la fonte, sicuramente con l’intenzione di distinguerle, dotarle di una maggiore rilevanza e renderle immediatamente visibili.
La catalogazione ha consentito di individuare tre mani prevalenti nel corpus dei manoscritti: una prima mano redazionale accomuna i mss F.C. 1087 e F.C. 1090 ed una stessa mano scrive il testo dei mss F.C. 113, F.C. 114, F.C. 1078, F.C. 1946. La seconda mano, presente in tutti i nove mss, glossa ed integra il testo; il suo tratteggio è frettoloso, spesso disarticolato: la scrittura, pertanto, risulta disomogenea, sgraziata, contrastando con l’accuratezza della prima mano redazionale.
Si notano interventi di questa mano anche nel corpo stesso del testo attraverso correzioni interlineari di singole parole oppure di singole lettere, in particolare laddove l’inchiostro ha perso il suo colore compromettendo la lettura: è possibile che queste “intromissioni” siano riconducibili ad uno studio dell’intera opera di Pallavicino da parte di qualche professore del Collegio Romano e che il testo venga rielaborato in funzione di un uso didattico. Nel ms F.C. 1088, per esempio, questa mano interviene nel titolo stesso dell’opera che in origine è Disputatio duplex de Providentia Divina e che viene corretto in Disputatio quaduplex de Providentia Divina. Le disputationes terza e quarta, già indicate a margine del titolo, sono effettivamente aggiunte da mani successive.
La terza mano è presente nei mss F.C. 113, F.C. 114, F.C. 1078, F.C. 1087, F.C. 1088, F.C. 1946 con glosse e integrazioni esplicative: si differenzia dalla precedente per il tratteggio regolare, uniforme, tendente ad un’eleganza anche estetica. Vi è da segnalare, infine, una mano a matita (probabilmente databile intorno al XIX secolo) che verga alcuni mss, tracciando linee e croci di estensione variabile a seconda dei concetti che si vogliono contrassegnare.
Nel Fondo APUG si trova un unico manoscritto attribuito al professore gesuita: APUG 733 è una miscellanea contenente prediche e discorsi composti in “formato tascabile”: i singoli fascicoli, prima di essere cuciti, erano piegati nel mezzo del foglio e sul verso dell’ultima carta di ognuno è ancora visibile la traccia lasciata dalla piega.
Nello specifico al Pallavicino è attribuita una predica dedicata all’Assunzione della Beata Vergine contenuta in un fascicolo di otto carte: il nome del gesuita compare in una nota ms sul margine superiore di c. 23r, “P. Nicolò M.a Pallav.o.”.
È probabile che appartenga al Pallavicino anche la successiva esortazione domestica raccolta in un fascicolo di quattro carte: infatti, è interessante segnalare come la mano redazionale di questo fascicolo presenti diverse affinità con quella dei mss F.C. 113, F.C. 114, F.C. 1078, F.C. 1946. Non è espresso alcun titolo, caratteristica riscontrabile anche in altre scritture di questa miscellanea: alla fine di ogni fascicolo, infatti, una medesima mano ne ha sintetizzato il contenuto facendolo seguire al nome dell’autore.
Per una descrizione dettagliata dei mss si rimanda al catalogo MANUS on line.

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